I vini Nebbiolo da Barolo a Gattinara
Per scegliere un tour di vini Nebbiolo in Piemonte è innanzitutto necessario capire dove si trovano le diverse aree di produzione dei vini stessi.
Il vitigno Nebbiolo da secoli si è adattato ottimamente in Piemonte e nelle regioni limitrofe. Spostandosi anche di pochi chilometri è possibile prenotare degustazioni in cantine che producono diversi tipi di vini Nebbiolo.
Nebbiolo è dunque il nome del vitigno (e dell’uva) da cui si ottiene sia il vino omonimo, sia tanti altri vini rinomati che hanno nomi diversi come Barolo, Barbaresco e Gattinara.
I tannini dell’uva Nebbiolo
I vini Nebbiolo in Piemonte si presentano spesso con acidità sostenuta e ricchi di tannini. I tannini sono responsabili della sensazione di astringenza in bocca, soprattutto nei vini giovani. Questa caratteristica tende a diventare meno marcata con l’invecchiamento.
Grazie ai tannini dell’uva Nebbiolo si ottengono, dunque, vini di corpo e strutturati. Essi ben si prestano ad essere invecchiati diventando nel tempo più eleganti e complessi. I tannini dell’uva Nebbiolo lasciano spazio a note floreali e fruttate che variano a seconda del tipo di vino e dall’area di coltivazione del vitigno.
10 informazioni sui vini Nebbiolo in Piemonte
L’uva Nebbiolo ha alcune caratteristiche di base che si ritrovano in tutti i vini da essa ottenuti. Tuttavia, molte altre peculiarità dipendono dalla zona geografica da cui le profonde radici di questo vitigno attingono nutrienti. Le radici del Nebbiolo, infatti, sono tra le più lunghe tra i vitigni piemontesi e arrivano fino a 7 metri di profondità. Sono capaci di attingere da ogni strato presente nel sottosuolo.
Conosciuta come “la regina delle uve nere”, l’uva Nebbiolo predilige terreni calcarei, su pendii collinari ben esposti al sole e protetti dalle gelate primaverili. In Piemonte il Nebbiolo è generalmente coltivato ad altitudini che non superano i 500 m sul livello del mare.
Lo stile di vinificazione e il tipo di botte usato hanno un forte impatto sui vini Nebbiolo. Nella zona del Barolo, per esempio, si possono visitare sia produttori “tradizionalisti” che “modernisti”. I primi affinano solo in botti grandi di rovere, mentre i secondi preferiscono invecchiare il vino in piccole botti francesi tostate (barriques). Infine, molte altre cantine alternano botti e grado di tostatura dando vita ad una propria “ricetta” di affinamento.
Michet, Lampia e Rosè sono le tre principali sottovarietà (o cultivar) di Nebbiolo in Piemonte
Colore della bacca dell’uva: nera
Produttività del vitigno Nebbiolo: buona, con andamento incostante a seconda della stagione
Foglia del vitigno: di grandezza media o grande, con forma tra il pentagonale e l’orbicolare; le foglie dei nodi intermedi sono, in genere, trilobate.
Grappolo: di media grandezza, allungato, con acini rotondi, di colore violaceo.
Vendemmia: metà ottobre. Il Nebbiolo è tradizionalmente l’ultima uva ad essere vendemmiata in Piemonte. L’inizio della raccolta può oscillare da inizio ottobre alla seconda metà del mese, a seconda dell’andamento dell’estate. Caldo intenso e siccità estiva coincidono in genere con una vendemmia anticipata.
L’origine del nome, secondo molti, deriverebbe da “nebbia”, perché la vendemmia avviene in ottobre, quando, di solito, appaiono le prime nebbie di stagione. Secondo un’altra versione, viene chiamato così perché gli acini appaiono “annebbiati”, ovvero ricoperti da abbondante pruina (sostanza cerosa, che crea una patina biancastra sulla buccia).
Tour nelle Langhe: Barolo e Barbaresco
Per degustare alcuni dei più noti vini Nebbiolo in Piemonte si consigliano i tour nelle Langhe. Infatti, si mettono a confronto i vini Barolo e Barbaresco, le cui aree di produzione sono situate rispettivamente a ovest e a est della città di Alba.
I tour nelle Langhe si concentrano sulle colline di altitudine più bassa, a ridosso del fiume Tanaro. I versanti disposti a sud-est, ovvero quelli più soleggiati, sono vocati al Nebbiolo usato per i vini più importanti come il Barolo e il Barbaresco. Al contrario, i versanti a nord-ovest sono in genere occupati da altri vitigni (e spesso da noccioleti).
Le degustazione nelle cantine delle Langhe, infatti, possono includere anche altri vini del territorio che portano lo stesso nome del vitigno da cui sono ottenuti. Si ricordano i rossi Dolcetto e Barbera d’Alba nonché i bianchi Arneis (ideale per aperitivi e antipasti) e Favorita.
In un tour delle Langhe si possono degustare anche altri vini rossi ottenuti da uva Nebbiolo, come il Nebbiolo d’Alba e il Langhe Nebbiolo. Per questi vini si usano le uve coltivate al di fuori dei vigneti vocati a Barolo e Barbaresco. L’unica differenza è che per il Nebbiolo d’Alba l’uva può provenire sia dalle Langhe che dal Roero, mentre per il Langhe Nebbiolo possono essere sfruttate solo le uve provenienti dalle colline omonime.
Barolo e Barbaresco
Tra i più complessi vini Nebbiolo in Piemonte, ci sono il Barolo e il Barbaresco, entrambi ottenuti usando uva Nebbiolo in purezza.
Barolo è un piccolo borgo a ovest di Alba e il vino omonimo può essere prodotto in una ristretta area geografica composta da undici paesi, in cui Barolo è quello più centrale. Barolo dista da Alba circa 20 minuti d’auto.
Al contrario, il borgo di Barbaresco si trova a est di Alba. Il vino Barbaresco si produce solo con le uve Nebbiolo coltivate nell’omonimo paese più i territori di Treiso e Neive, nonché una frazione del comune di Alba. Per spostarsi da Barbaresco al centro di Alba sono necessari meno di 20 minuti d’auto.
Le origini dei vini Barolo e Barbaresco
Il vitigno Nebbiolo si è diffuso in Piemonte secoli fa ma fu solo a metà del XIX secolo che Juliette Colbert, la moglie francese dell’ultimo Marchese di Barolo, iniziò a invecchiare il vino in botti di castagno (oggi si usa solo il rovere).
Per i primi decenni, gran parte dei vini Nebbiolo affinati nei dintorni di Alba veniva chiamata Barolo. Poi, verso le fine del XIX secolo, l’enologo Domizio Cavazza analizzò il terreno di Barbaresco delineandone specifici minerali. Inoltre, notò come il microclima di Barbaresco, influenzato da anfiteatri collinari naturalmente aperti verso il fiume, contribuisse ad ottenere un prodotto diverso rispetto a Barolo.
I produttori di Barbaresco unirono le forze e iniziarono a chiamare con il nome del proprio paese il vino da loro affinato.
Sia Barolo che Barbaresco ottennero la denominazione DOCG nel 1980.
Degustazioni in cantine di Barolo e Barbaresco
Barolo porta ancora l’appellativo di “re dei vini” (forte del suo corpo) mentre Barbaresco è la regina, riferendosi alla sua eleganza.
Tuttavia, Barolo è anche conosciuto come il “vino del re” poiché divenne il preferito da Casa Savoia e, in particolare, da Carlo Alberto.
Il carattere distintivo del vino Barolo è la sua struttura corposa, con un bouquet complesso e avvolgente, di grande longevità, in grado di svilupparsi nel tempo senza perdere le sue caratteristiche organolettiche.
Dal canto suo, l’uva Nebbiolo nel territorio del Barbaresco è coltivata ad altitudini basse dove le temperature lievemente più calde ne anticipano la maturazione. Il mosto viene così macerato per periodi generalmente più brevi rispetto al Barolo.
Per l’invecchiamento del vino Barbaresco sono richiesti 26 mesi, di cui 9 in botti di rovere. Per il Barbaresco Riserva, l’affinamento deve essere di almeno 48 mesi.
Il disciplinare DOCG del vino Barolo, invece, prevede un affinamento di almeno 38 mesi (di cui 18 in rovere) e di cinque anni per il Barolo Riserva.
Tour a Barolo e Barbaresco
Un tour nelle Langhe, nei dintorni di Alba, consente di conoscere le cosiddette “menzioni geografiche aggiuntive”. Si tratta di vigneti o versanti di colline che eccellono per composizione del terreno e per esposizione. Durante il tour panoramico di Barolo e Barbaresco, la vostra guida turistica indica le vigne (o cru) più prestigiosi.
Il vino Barolo si abbina a piatti di selvaggina, quaglia o faraona arrosto. Famoso il brasato di manzo al Barolo. Mentre il Barbaresco dà il suo meglio con gli stessi abbinamenti, è anche raccomandato con il tartufo bianco e formaggi come il Castelmagno.
I tour nelle Langhe sono viaggi alla scoperta dei vigneti e delle cantine migliori dove degustare i vini Nebbiolo in Piemonte.
Vini Nebbiolo nelle cantine del Roero
Il territorio collinare del Roero si estende a nord di Alba, alla sinistra orografica del fiume Tanaro. In questa zona il vitigno Nebbiolo si è adattato a ripidi versanti con terreno in prevalenza sabbioso dove si ottengono vini profumati.
Si chiama Roero DOCG il vino composto da uva Nebbiolo per almeno il 95% e da altre varietà locali per la rimanente parte. Il vino Roero è affinato almeno 20 mesi (di cui 6 in botte), è generalmente fruttato con un colore rosso rubino o granato e un sapore armonico.
I tour delle cantine del Roero, tuttavia, spesso includono la possibilità di degustare anche il vino Arneis. L’omonima uva a bacca bianca, conosciuta fin dal XV secolo, dà origine ad un vino delicato con sentori di frutta fresca che vanno dalla mela alla pesca.
Il vino Roero Arneis è anche prodotto nella versione spumante.
Uva Nebbiolo a Gattinara e Ghemme
Nella parte settentrionale del Piemonte si trova un territorio collinare da sempre vocato alla produzione di vini Nebbiolo di qualità. Si trova a meno di un’ora d’auto dall’aeroporto di Milano Malpensa e immediatamente a sud-ovest del distretto dei laghi (lago d’Orta e lago Maggiore).
Le colline di Gattinara e Ghemme, a ridosso del fiume Sesia, godono di bassa elevazione, ottima esposizione a sud-est nonché della protezione delle Alpi. Le montagne, infatti, difendono come uno scudo i vigneti dai venti freddi provenienti da nord.
Il terreno roccioso di Gattinara e Ghemme è drenante e ricco in particolare di ferro, differenziandosi così da quello delle Langhe. Il livello tendenzialmente alto del PH rende il vino ottimale per invecchiamenti lunghi.
Tour dei vini Nebbiolo a Gattinara
Un tour completo per degustare i vini Nebbiolo in Piemonte dovrebbe anche includere la parte settentrionale della regione. La prima tappa è nel territorio di Gattinara, all’imbocco della Valle Sesia in direzione delle stazioni sciistiche del Monte Rosa.
In queste zone l’uva Nebbiolo è chiamata Spanna e viene usata in purezza per produrre il vino Gattinara DOCG nonché la sua versione Riserva.
Il periodo di invecchiamento minimo per il vino Gattinara è di 35 mesi di cui 24 in legno e per la Riserva di 47 mesi di cui 24 in legno.
Il vino Gattinara vanta una lunga storia ed esiste da molto tempo prima del Barolo. Fu menzionato in contratti del XIII secolo e fu uno dei vini prediletti da molti papi durante il Rinascimento.
Le cantine di vino Ghemme DOCG
A pochi chilometri da Gattinara, sulla sponda opposta del fiume Sesia, ci sono i comuni di Ghemme e Romagnano Sesia. Qui si coltiva l’uva Nebbiolo e nelle cantine si degusta il vino Ghemme DOCG.
Per questa denominazione è richiesto almeno l’85% di uva Nebbiolo e il rimanente 15% di varietà locali come la Vespolina e la Bonarda Novarese (detta Uva Rara).
Il disciplinare di produzione richiede un invecchiamento del vino Ghemme DOCG di almeno 34 mesi (di cui 18 in botte) e di 46 mesi (di cui 24 in botte) per la versione Ghemme Riserva.